sabato 13 settembre 2014

https://www.facebook.com/video.php?v=3995501343248&set=vb.1752391054&type=2&theater



Il Video di "Psicologica," via aperta nell'inverno scorso nella zona della Grande Frana del monte Pollino.

mercoledì 12 marzo 2014

"PSICOLOGICA" Monte Pollino

“PSICOLOGICA” – Monte Pollino – Costone destro della “Grande Frana”
Massimo Gallo, Domenico Bloise, Alessandro Galasso     12/01/2014
Lunghezza  130 metri circa + 100 di facile cresta – Difficoltà D- (Condizioni apertura qui descritte, con poca neve) Tratti continui 55/60° , tratto a 70°
Esposizione: Nord-est, quota partenza via 1950 metri circa

Via logica che si insinua nella parete formata dall’avancorpo del costone destro della Grande Frana del Monte Pollino, (guardando dai Piani di Pollino) sfruttandone una linea centrale che passa tra le lisce placche inclinate per poi sbucare in cresta a circa 2100 metri di quota.
N.B. E’ vivamente consigliato affrontare questo itinerario ad inizio stagione e con condizioni di scarso innevamento, sia per far si che la via risulti più divertente (Il salto della parte inferiore, con tanta neve e a stagione inoltrata risulta coperto).
E comunque da non affrontare assolutamente in caso di grossi accumuli sulla parte superiore o subito dopo forti nevicate, in quanto proprio da lì vengono spesso giù delle grosse slavine.

Per L’avvicinamento si lascia l’auto a Colle Impiso e si percorre il sentiero normale per i piani. Una volta sbucati dal bosco, continuare dritti per altri 400 metri circa, e dopo aver lasciato sulla destra un gruppo di alberi, puntare dritti  verso la Grande Frana, sfruttando il bordo dell’evidente grande slavina partita proprio dal nostro costone, facendo strage di alberi. Usciti all’aperto, si è proprio sotto la via, e arrivati ad un piccolissimo gruppetto di alberi subito dopo i quali la pendenza comincia a comincia a crescere, legarsi e partire per questo breve ed intenso viaggio.

Si parte su pendenze di circa 50° sfruttando le roccette affioranti sulla sinistra come protezione,  puntando l’evidente strettoia al centro,  sbarrata da un salto. Affrontarlo, (70° circa e possibilità di protezione con chiodi ai lati)  dopodiché lunga diagonale verso destra (55°) per poi puntare ancora verso l’alto in un accenno di canale che dopo una trentina di metri con pendenze continue di 55/60° porta al muretto (misto all’apertura) di circa 6/7 metri (65°) superato il quale, si arriva con un piccolo traverso verso sinistra, all’unico pino loricato presente sulla via, il quale ci offre una sicura sosta per recuperare i compagni. Da qui, ulteriori trenta metri con pendenze max 50°, ci porta sulla cresta sommitale ormai fuori dalle difficoltà. Dopo 350 metri circa di percorso agevole, si è in cima.




















https://www.facebook.com/photo.php?v=3995501343248&set=vb.1752391054&type=2&theater                                                               
Sul link qui sopra, il video realizzato da Domenico Bloise

venerdì 4 ottobre 2013

"Ciao Minù" La Relazione.

“Ciao Minù” -  Timponi di Frascineto – Pollino – Calabria
Alessandro Galasso, Franco Formoso, Massimo Gallo  22/09/2013 - 5 L  - 110 metri -  V+  
La via si sviluppa su uno spigolo sull’estrema destra del bastione roccioso che si trova in alto a fianco della cima del Timpone del Corvo (a destra guardando da Frascineto). 


Avvicinamento: Non è conveniente salire a piedi dal basso, ma arrivare dall’alto e giungere all’attacco della via in discesa. Prendere la  stradina che parte nei pressi del campo sportivo di Frascineto e sale verso la montagna, che dopo i primi comodi tornanti diventa molto più ripida e dissestata, oltrepassa un cancello, e dopo un pò comincia a spianare. Giunti ad una diramazione sulla destra (strada sterrata) lasciare l’auto. Da qui, percorrere la diramazione, e lasciarla dopo circa trecentocinquanta metri per scendere liberamente puntando il panoramico balcone roccioso popolato da radi alberetti, a sinistra (guardando verso Frascineto) rispetto alla cima del Timpone del Corvo. Qui cercare il passaggio obbligato per scendere giù, e una volta trovato, verso sinistra si vedrà di profilo il pilastro che si raggiungerà con una diagonale su ripidi pendii erbosi.
La base del pilastro è larga, solo dopo il primo tiro diventa gradualmente più affilato.  Attaccare dal lato sinistro in prossimità di alcuni alberi.
Descrizione della via:
L 1:  20 metri,  (IV+ / un passo di V-)
Attacco facile,( III+) si sale dritti per i primi metri, poi la difficoltà sale fino al IV+  nel leggero traverso verso sinistra  e sul successivo spigoletto da rimontare diventa di V- , ma giusto un passaggio. Superato questo, affrontare il successivo gradone roccioso (III+) e fare sosta.

L2:  20 metri,  (IV+)
La difficoltà di questo tiro è la roccia marcia, per cui bisogna fare molta attenzione.  Dopo la partenza su facili roccette, (III) impegnare il diedro che con difficoltà continue di IV+ ci porta fino ad un grosso cespuglio di leccio dove le difficoltà diminuiscono (II). Da qui si traversa a destra per un paio di metri e si fa sosta.
L3:   30 metri  (IV+)
Qui diventa tutto più affilato ed aereo. Primi metri facilissimi, poi placca ben ammanigliata (IV) e ancora su crestina esposta di IV- , fino ad una bella placca verticale (IV+) che ci deposita sulla stretta cengia della sosta, sotto una liscia placca strapiombante.
L4:  25 metri  (IV / un passo di V)
Si parte scavalcando il bordo sinistro della placca e quindi esponendosi sui circa 80 metri di vuoto della parete destra dello spigolo, entrando in un diedro,(IV) all’uscita dello stesso, risalire pochi metri di crestina (III) fino ad un poggio dal quale parte il traverso (passo di V) e breve diedro, (IV) quindi sosta.

L5:  15 metri  (III /un passo di V+)  (evitabile se si impegna il diedro alla sua destra, con difficoltà intorno al IV.

Dalla sosta, subito su placca (V+) (Da noi “azzerato”) poi IV su crestina, e successivo risalto (III) che ci deposita in cima.

Ritorno: Dalla cima puntare in salita a vista verso la stradina sterrata dell’andata, che ci riporterà all’auto.


domenica 2 dicembre 2012

TIMPA DI CASSANO - " E cche te pensavsi!!?"

16/09/2012...C'è voglia di roccia, c'è voglia di sentire il profumo del buon calcare, di toccarlo, di sentire la sua fredda anima...
Io, Alessandro e Franco, raggiungiamo in macchina il valico di Colle Marcione, stupendo punto di osservazione di uno dei più bei tratti di territorio del Parco del Pollino. Dal piazzale del rifugio, lo sguardo spazia dal versante nord-est della Serra Dolcedorme alle pareti est di Serra delle Ciavole e di Serra di Crispo, mentre più a destra gioca il ruolo di padrona incontrastata la gigantesca parete sud-ovest della Timpa di San Lorenzo: 800 metri circa di dislivello, tra il torrente Raganello che scorre ai suoi piedi, e la cima. Molto più vicine a noi, guardando verso est, le due timpe, rispettivamente, Porace e Cassano, denti calcarei che ben si prestano alla pratica dell'alpinismo...
Abbiamo già un idea sul da farsi, una linea è stata più o meno disegnata con l'immaginazione. Si, è così che funziona, si guarda una parete e si vede un qualcosa. Un sogno da percorrere, un filo da seguire verso un qualcosa che per i  più è perfettamente inutile, inspiegabile.  In effetti è difficile da spigare quello che può donare una parete, una montagna. Sicuramente doni non comuni, che noi riceviamo avidamente e che ci rimarranno per sempre nell'anima.
Bene, torniamo ai tre di cui si parlava precedentemente...
Ci avviamo verso la "nostra linea" che parte proprio a fianco al pilastro del primo tiro di corda di "Con Domenico", e più precisamente qualche metro a sinistra di esso, impegnando un pilastrino poco visibile perchè circondato ai lati da cespugli. Valutiamo il passaggio iniziale intorno al IV+, poi le difficoltà diminuiscono, intorno al III fino alla sosta. Inutile dire che la roccia è superlativa! Recupero i miei compagni, e subito parte Franco (Falco Pazzo, alias Falco Ciùotu) per la seconda bella lunghezza che comincia con una stupenda placca per poi proseguire con un piccolo accenno di strapiombo e poi ancora placca ben ammanigliata fino in sosta, il tutto per una difficoltà quasi continua di IV+.
Dopo la sosta camminiamo per una ventina di metri fino alla grande cengia che taglia tutta la parete, e attacchiamo il terzo tiro nei pressi di due evidenti piccoli tetti che si superano con un traverso verso sinistra, per poi riprendere a salire con un passaggio in leggero strapiombo tra la roccia e un cespuglio. V grado, almeno così mi sembra, per poi proseguire dritto verso l'alto con passaggi di III/III+ fino alla sosta su una stretta cengia.
Il tiro finale: Una breve ma compatta placca che Franco supera abilmente, con l'adrenalina a mille, sembra proprio VI grado!!  In questa occasione merita veramente i complimenti, è proprio un bel passaggio!
Io ed Alessandro, che era oggi alla sua prima uscita alpinistica, (sicuramente prima di una lunga serie!) lo seguiamo fino in sosta, dove ci godiamo la buona riuscita di questa bella "passeggiata verticale" che ci ha donato davvero tanto... sicuramente ci ha fatto vivere alla grande questa giornata, ci ha dato nuovi stimoli...ma sicuramente ha rafforzato ancora di più quella corda che ci lega, e che ci fa salire fin dove la roccia finisce e lascia il posto al cielo.