giovedì 21 aprile 2011

"E I DIAVOLI BALLANO SUL MONTE POLLINO"
Amo definirlo "Il triangolo ovest" del monte Pollino... è quell'avancorpo che, evidentissimo si può notare sul lato sinistro della parete ovest della "montagna di Apollo."
Delle belle vie invernali di misto sono state disegnate in questo dedalo di rocce e canali.
Alcune dal caro amico Guido Gravame, fortissimo alpinista pugliese ("Pollynya" e "Dyrekta," rispettivamente nel febbraio e marzo 2008).
"Non Malamentiamoci", invece, era stata aperta già nel lontano inverno 1992/93 da Rocco Caldarola e Paolo Santarsiere, mentre la variante "Squirrel" è stata poi percorsa da alpinisti pugliesi nel 2008. Infine, ultima nata in ordine di tempo, "Isabel," opera di altri due cari amici: Giuseppe De Luca e Pasquale Buono, che l'hanno creata nel gennaio 2011 subito a destra di "Non Malamentiamoci."
Diciamo che il "Triangolo," vista anche la sua "grandezza" potrebbe già essere pieno, le linee più evidenti sono già state salite. Tra quel che resta, spicca un ripido colatoio molto invitante, indicato su www.rocciaeresina.it come possibile variante iniziale di "Pollynya,",ma soprattutto in attesa di apritori!



Il 17 marzo 2011 è il "giorno buono." Si va.
Io, Franco Formoso e Gabriele Percoco, quest'ultimo giovanissima promessa dell'alpinismo (o appenninismo) calabrese, ci dirigiamo verso Colle Gaudolino. A dire il vero siamo un po' in ritardo rispetto all'orario più consono per questo genere di cose, ma la voglia è tanta, si prova lo stesso... e poi una notte in montagna è un affascinante prospettiva...
Una faticosa salita su una neve che, con l'avanzare delle ore si fa più morbida, ci porta dritti alla base del canalino che ci appare spettacolare, incassato tra le rocce.

E' diviso in tre sezioni nevose intervallate da due salti di roccia. Franco mi fa sicura da uno degli ultimi robusti alberi di faggio, e così partiamo per questo nostro "viaggio."
I primi 30 metri sono su pendio regolare sui 60°circa che diventa poi di 70°sotto il primo salto.
Devo trovare il modo di proteggermi... la roccia è tutta marcia qui, riesco a mettere solo un chiodo "psicologico" e vado avanti un po' preoccupato.
Va tutto bene.

Dopo questo passaggio di misto mi aspettano altri 10/12 metri di pendio nevoso sui 55° circa che mi porta a sostare su una radice di pino loricato che se ne sta abbarbicato alla parete sinistra del colatoio. Le corde sono quasi finite, e questo ci fa capire che il tiro è stato di circa 45 metri.

Recupero gli altri e intanto comincio a pensare al tiro successivo. Vedo già che non sarà cosa semplice superare il secondo risalto roccioso del colatoio...
Si riparte.
Qui il canale curva verso destra. Ghiaccio vivo scricchiola sotto i miei ramponi.
E' la prima volta che sul Pollino mi capita l'occasione di usarlo... si... proprio un chiodo da ghiaccio! Qualcuno mi diceva un tempo che non li avrei mai usati qui, ma le nostre meravigliose montagne non finiscono mai di stupirci!
Ma adesso c'è da pensare al modo per superare questa barriera rocciosa. Perdo un bel po' di tempo in questo passaggio... non mi fido neanche della mia solita spalla destra che dopo una caduta con gli sci è ritornata in condizioni molto simili a quelle in cui era l'anno scorso dopo qualche mese dall'infortunio. Quindi posso tirare tranquillo solo con un braccio...
Dopo aver piazzato una buona protezione in una clessidra, e un chiodo, (naturalmente psicologico!) vado via, rischiando all'uscita delle rocce di farmi venire fuori la famosa spalla. Fortunatamente con un veloce movimento riesco a trattenerla, ma il dolore è tanto!



I miei grandi compagni di cordata mi seguono fino alla sosta su di un faggio che fa parte di un gruppetto isolato alla fine del colatoio. Ci lasciamo a sinistra il canale del terzo tiro di "Pollynya," che vediamo, e continuiamo dritti verso l'alto.
Pendio facile, 55° circa, poi un'altro sbarramento roccioso che supero alla meno peggio con la spalla ancora molto dolorante, ma scopro dopo che aggirandolo subito a destra c'è un estetico canale che porta comunque sulla sommità delle rocce.
Poco sopra, sosta su pino loricato e partenza per l'ultimo bellissimo tiro.
Via verso il cielo, puntando una fascia rocciosa. Arrivato sotto, traverso a destra fra le rocce e un pino loricato secco, con pendenza che in questo punto tocca i 70/75°.
Continuo a traversare alla base delle pareti dopo essermi assicurato alle stesse con un chiodo da roccia.
I ramponi e le piccozze mordono ancora ghiaccio vivo, mi godo questo che secondo me è il tiro più bello della via. Ancora più avanti posiziono un friend e trovo subito dopo il canalino d'uscita.
Qui potrei usare nuovamente un chiodo da ghiaccio, ma l'adrenalina non me lo permette, vivo la fine della "nostra" via alla grande, rischiando un po' perchè l'uscita del canalino finale è su rocce rotte e la mia ultima protezione è un friend a circa dieci metri più in basso rispetto a me...


Ma anche stavolta qualcuno vuole che io passi...
Ci ritroviamo tutti in sosta quando il sole comincia a tramontare.





Sono felice di aver condiviso questa esperienza con Franco che ormai considero quasi un fratello (maggiore!!! sia ben chiaro, è vecchio!!!) e con il caro Gabriele, che ormai è entrato in questo gruppo di esauriti! (Come si suol dire: Quelli che la mamma ti diceva di non frequentare!)
In alcuni momenti ho visto anche qualcun altro spiare da dietro le rocce... ma questa è un altra storia...
Scendiamo dal canalone sud-ovest. Ormai è notte.
Siamo felici... oggi è nata "E i Diavoli Ballano sul Monte Pollino."

3 commenti:

***IL FALCO*** ha detto...

Grande Max... Rivedere le foto e leggere il tuo racconto mi ha riportato a quel giorno, alla bellissima avventura che abbiamo passato assieme. Ricordo tutto di quel giorno, l'adrenalina al massimo, la voglia di fare qualcosa di nuovo, di speciale. Aprire una via nuova è sempre qualcosa di grande. Sapere che magari in quel posto hai posato per primo i piedi o le mani tu, ti procura una sorta di "egoistica ed egocentrica gioia). L'altro giorno ho ascoltato alla tv un famoso alpinista che ha aperto una via nuova sul Cervino, le sue parole mi hanno fatto ricordare , in piccolo naturalmente, quello che avevo provato io quel giorno.
Ricordo anche il freddo che mi entrava nelle ossa, nonostante fossi ben equipaggiato, nei lunghi momenti in cui facevo da sicura.
E ricordo la bellissima Luna che ci ha salutato quando le ombre della notte ci hanno sorpresi lassù in vetta al triangolo.
Grazie Massimo, ormai anche tu per me sei diventato come un fratello, D'altronde la montagna fa di queste cose , unisce persone animate dallo stesso spirito e dalla stesa passione con legame di amicizia vera. Abbiamo condiviso tante e tante avventure e anche tante "ciutie" assieme anche ad altri esauriti come dici tu. L'ultima assieme a Gabriele, un'altro che è sulla strada buona per diventare ciuatu doc, è stata fantastica. Dal mio paese mio paese vedo la catena del Pollino ogni giorno e spesso mi sorprendo a incantarmi nel guardare quelle vette mentre i miei pensieri vagano fra le tante e tante escursioni fatte su quei pendii e qualche volta di notte vedendo le oscure e minacciose linee delle montagne mi piace pensare che Lassù i diavoli ballano sul Pollino.

falcotrek ha detto...

ciao Ciuati, fra post e commento mi avete fatto "accapponare la pelle" o come direbbe qualche altro ciuoto "grizzare le carni": bel regalo dopo tanto che non si leggeva un po' di sana emozione da montagna, quell'emozione che viene dall'amicizia e dalla condivisione delle esperienze forti, quelle che non si dimenticano e che riprendono vigore ogni volta che rivivono nei ricordi. Avete avuto una grandissima giornata coronata, come se non bastasse, con tramonto e luna sulla montagna ... e complimenti al giovane appenninista in erba che deve essere così completamente invaso dalla ciutìa per seguirvi ovunque!
alle prossime e come sempre ... alla grande!
P.

Pollinofantastico ha detto...

Entusiasmante!!Non ci sono altre parole.E' un settore del Pollino che mi piace da morire e spero l'anno prossimo di completare le altre vie:Dyrecta,Pollynia e I diavoli.
Troppo forte i chiodi psicologici(un termine tecnico da inserire nel vocabolario dell'alpinismo)e mi dispiace tanto per la spalla.Proprio l'altro giorno ad un caro amico che ha coronato il suo sogno di salire sul Pollino per la prima volta a 62 anni,ho detto che imparare a sciare ad una certa età comporta rischi che magari si potrebbero evitare imparando da piccoli;ma poi,anche questa supposizione lascia il tempo che trova.
Comunque grandi....come sempre